Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nell'informativa. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta l'informativa. Chiudendo questo banner o scorrendo questa pagina, acconsenti all’uso dei cookie.

Psicologi operanti all'interno dei penitenziari

   Nel 2005 l'AUPI era tra le OO.SS. che sottoscrissero l'ACN 23.5.2005, che all'art. 13.1 prevedeva l'applicazione anche a "psicologi ... ... provenienti dal Ministero di Grazia e Giustizia operanti nell’attività penitenziaria".

Essendo stato già sottoscritto, dalle OO.SS. mediche, il previsto Accordo Integrativo Regionale, per poter giungere all'applicazione di quella clausola, ancora disapplicata, dell'ACN, l'AUPI E-R, pur non avendo tra i propri iscritti alcun professionista che operasse nell'attività penitenziaria, e non avendo mai avuto alcun precedente contatto con funzionari che, nella Regione Emilia-Romagna, si occupassero della specialistica ambulatoriale, anzi ignorando anche se ce ne fossero, dovette cominciare con la ricerca, il contatto ed il proprio accreditamento. Il secondo passo fu la richiesta dell'applicazione dell'Accordo Nazionale, il che richiedeva, da parte delle Aziende Sanitarie, l'investimento a bilancio di adeguate risorse economiche.

Avendone ricevuta la disponibilità, si dovette effettuare la ricognizione regionale di quanti potessero essere interessati dalla stabilizzazione, ricognizione efficacemente effettuata dall'AUPI E-R attraverso il passaparola ed i contatti personali, pur trattandosi di un mondo per essa nuovo.

Dopo alcuni mesi di trattative, si giunse alla discussione ed alla sottoscrizione dell'Accordo Integrativo Regionale 12.9.2006, in applicazione del quale in tempi brevi, il 1.10.2006, tutti gli psicologi che lavoravano nei penitenziari della regione nel campo delle tossicodipendenze vennero regolarizzati a tempo indeterminato, secondo la convenzione ACN, negli organici dei SerT.

L'Emilia-Romagna fu tra le prime - e per lungo tempo uniche - regioni in Italia a raggiungere questo risultato.

 

   In tempi più recenti, a seguito della Legge 244/07 e del DPCM 1.4.2008, tutte le funzioni sanitarie riguardanti i detenuti, comprese quelle psicologiche, sono transitate dal Ministero della Giustizia al SSN. Nella nostra regione sono divenuti dipendenti SSR, migliorando così il proprio inquadramento normativo ed economico, soltanto 2 psicologi. Per svolgere questo aggravio di competenze, in un contesto regolato da norme del tutto peculiari, il SSN non ha ricevuto alcun finanziamento, dovendo, così, provvedere, in tempi di molteplici pesanti riduzioni economiche, mediante le proprie risorse preesistenti.

Contemporaneamente, continuano i preesistenti rapporti del Ministero della Giustizia con gli "esperti" - psicologi o "criminologi" - ex art. 80 L. 654/75, il cui rapporto di lavoro, però, adesso non può superare i 4 anni.

Le Regione E-R ha inizialmente normato la materia con la LR 63/08 e le DGR 1063/08 e 314/09. In quest'ultima si prevede che:

Le attività dei tre dipartimenti territoriali (salute mentale e dipendenze patologiche, cure primarie e sanità pubblica) all’interno del carcere sono coordinate da un “Medico referente per la salute nell’Istituto Penitenziario”, oppure dal “Medico referente per la salute nel Centro di Giustizia minorile” [...] Il Medico referente svolgerà un raccordo tra i vari professionisti operanti in carcere, ai fini della integrazione degli interventi sui detenuti singoli e come popolazione. [...] L’Azienda USL individuerà anche un “Referente assistenziale” tra i professionisti operanti nelle istituzioni penitenziarie, con il compito di coordinare le attività assistenziali".

Le Aziende USL si impegnano a organizzare il proprio intervento all’interno degli istituti penitenziari in maniera da ridurre il più possibile il ricorso a prestazioni esterne".

Tali Professionisti svolgono la loro attività nel rispetto [...] dei regolamenti penitenziari.".

A queste è seguita la DGR 2/10:

Il Medico referente per la salute negli istituti penitenziari assicura coerenza con gli obiettivi ed i progetti assistenziali stabiliti dal Programma aziendale, facilitando e promuovendo il coinvolgimento e l’integrazione di tutte le figure professionali operanti nel presidio sanitario [...] Attraverso la relazione quotidiana e l’adempimento dei compiti assegnati, il personale infermieristico è nella posizione ideale per recepire i bisogni di cura dei detenuti anche quando questi non sono esplicitamente espressi. [...] il carcere in quanto luogo afflittivo è naturalmente sede di conflitto e di stress: il personale dunque dovrà essere in grado di gestire proficuamente relazioni problematiche e al tempo stesso di saper controllare il disagio emotivo. [...] Il Referente o il Coordinatore assistenziale, a seconda dei casi, coordina ... curando al contempo l’integrazione con il lavoro dei diversi medici e specialisti e tra le diverse discipline e in tal senso gestisce i processi di assistenza [...] Le principali attività specifiche dell’infermiere e gli ambiti in cui vengono esercitate all’interno del carcere sono: Valutazione dei bisogni di salute dei detenuti. L’osservazione quotidiana dello stato di salute dei detenuti deve favorire una più approfondita lettura dei bisogni espressi ed inespressi e contribuire a fornire la risposta assistenziale attraverso il coinvolgimento della competenza professionale più appropriata (medico, psicologo, educatore...) per rispondere allo specifico bisogno".

Infine, la DGR 588/14, istituendo il Programma Regionale per la Salute negli Istituti Penitenziari, ha definito modalità operative differenti per gli psicologi in essi operanti. Nell' "Assistenza Primaria", essi sono attivati dagli infermieri:

La conoscenza che l’infermiere acquisisce dal contatto quotidiano con il detenuto può aiutare una corretta lettura dei bisogni espressi e contribuire a fornire la risposta assistenziale attraverso l’attivazione della competenza professionale più appropriata (medico, psicologo, educatore…) a quello specifico bisogno";

nella Salute Mentale è il

medico che visita e valuta i nuovi giunti, il quale individua in modo specifico casi da inviare al professionista sanitario, psicologo o psichiatra, della équipe di salute mentale",

o, più avanti, il Trattamento Psichiatrico Integrato,

viene definito dallo psichiatra nel contesto dei prodotti di prima visita o consulenza";

però,

la presenza dello psicologo in carcere è da considerarsi, analogamente a quanto accade nelle organizzazioni territoriali (vedi Case della Salute), integrata sia nel livello delle Cure Primarie che nel livello specialistico. Esiste quindi la possibilità di una attivazione dello psicologo nell’ambito della operatività della Equipe sanitaria carcere, senza che vengano coinvolti altri operatori della Equipe salute mentale".

Solo nelle Dipendenze Patologiche, non a caso, lo psicologo, inserito in un'équipe multidisciplinare, sembra essere quello che sempre dovrebbe essere: un professionista autonomo e responsabile, in grado di collaborare autonomamente coi colleghi. Ma quali sono le prestazioni richieste agli psicologi delle Dipendenze?

Lo psicologo dell’équipe nel corso della propria attività acquisisce dati utili ad un miglior inquadramento diagnostico, anche ai fini della certificabilità, fornisce interventi di sostegno nelle varie fasi della carcerazione (adattamento iniziale, attesa di udienze, ecc..), approfondisce il problema della dipendenza patologica."

Viceversa, solo nella Salute Mentale, lo psicologo realizza: Primo colloquio psicologico, Consulenza psicologica e Trattamento psicologico, individuale o in gruppo.

Come si è visto, lavorare in ambiente penitenziario presuppone la conoscenza delle particolari regole, esplicite ed implicite, che tale contesto regolano. Gli psicologi ambulatoriali che in tale contesto lavorano per i SerT secondo un contratto convenzionale, spesso svolgono contemporaneamente anche altre funzioni, in convenzione col Ministero della Giustizia (accoglienza nuovi giunti, osservazione, trattamento, rischio suicidario, ecc): si tratta, infatti, di professionisti che da molti anni, a volte decenni, conoscono bisogni, linguaggi e regole, sanno come muoversi in quel particolare ambiente; inoltre, il loro contratto con il SSN è spesso limitato ad impegno orario parziale. Sembrerebbe logico, quindi, utilizzare, ove esistenti e disponibili, tali professionisti anche per i nuovi bisogni psicologici venutisi a determinare. Al contrario, in Emilia-Romagna questa forma contrattuale non è mai stata ritenuta conveniente dalla Regione e dalle Aziende. Infatti, alcune Aziende della nostra regione hanno preferito utilizzare altre risorse, talvolta stipulando, ancora una volta, contratti libero professionali illegittimi (trattandosi di mansioni istituzionali, stabili e continuative) con giovani colleghi alle prime armi.

torna ad inizio pagina